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Visitare un microbirrificio in Scozia è sempre un'esperienza indimenticabile. Il nostro amico Pietro, mastro birraio del Carrobiolo di Monza si metterebbe le mani nei capelli (anzi nella barba visto che la maggior parte dei peli si trova lì).
Sto ovviamente esagerando, anche se ho ben fotografato la prima sensazione che assale qualsiasi visitatore di un microbirrificio Scozzese. La magia crea, in questi Paradisi mancati, un prodotto che ha un nome assolutamente intoccabile per gli appassionati: la Real Ale, una birra prodotta con i tradizionali ingredienti, che subisce una seconda fermentazione nel contenitore utilizzato per la vendita (la bottiglia o il fusto) e che viene servita senza aggiunta di anidride carbonica. La real ale deve essere viva quando viene consumata, quindi non viene pastorizzata (cioè uccisa) all'uscita del birrificio. I lieviti rimangono nella birra e, contuinando a fermentare, generano CO2 che si integra perfettamente nel liquido ed acquisisce aromi più complessi, evoluti ed intriganti.
Ho visitato il birrificio molte volte, ma il ricordo più piacevole è quando ci sono andato col gruppo Slow Food, durante la nostra gita del Maggio 2009. Ricordo seguito a breve distanza dall'open day del Feis Ile 2006, quando ho assaggiato per la prima volta la loro Peat Ale (birra torbata) con il mio amico René di Dufftown (Speyside).
Certo, l'Islay Ales ha rilasciato una birra torbata, cosa assolutamente naturale se si pensa al luogo dove viene prodotta. La produzione standard del birrificio include 5 o 6 espressioni con nomi derivati da località dell'isola come Finlaggan (Bitter Ale - 3,7%), Black Rock (Bitter Ale - 4,2%), Saligo (Bitter Ale - 4,4%), Ardnave (Bitter Ale - 4,6%), Dun Hogs Head (Dry Stout Ale - 4,4%) e Nerabus (Extra Special Bitter - 4,8%).
A queste si aggiungono alcune Ale stagionali, come quelle Natalizie. Ma l'interesse va verso il legame tra il birrificio ed il mondo del whisky. La loro Single Malt Ale (5,0%) non ha nulla a che vedere con il whisky; semplicemente utilizza una sola varietà di pale malt. La Worts n' Ale (9,0%) invece è stata prodotta per il Feis Ile 2005 ed ottenuta utilizzando il wort della distilleria Bruichladdich, quindi malto non torbato per whisky. Infine la già citata Bruichladdich Peat Ale (6,1%) fatta sempre utilizzando il wort di Bruichladdich, non quello standard, ma quello utilizzato per produrre il torbatissimo Octomore, non una carezza ma un vero e proprio gancio di Tyson.
La loro birra è disponibile presso tutti i negozi e ristoranti dell'isola, in perfetto stile "Km-zero", per cui - fermandosi sull'isola qualche giorno - è molto facile assaggiarne tutte le espressioni. Quando assaggiate una Scottish Ale non fate troppo i sofisticati. E' una bevanda da condividere con gli amici, fatta per creare interesse, per dare un contributo alla conversione, in definitiva per godersi semplicemente la vita.
Per maggiori informazioni: Islay Ales, Ales from the Isle of Malts, www.islayales.com
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