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Le distillerie sono finite subito, il resto della permanenza sulle Orcadi è stato puro e rilassante turismo. Sono tornato in luogo simbolo delle Orcadi, un luogo che chi ha visitato l'arcipelago si porterà sempre nel cuore.
La storia la trovate molto ben documentata su Internet, qui posso farne solo una sintesi. Tutto nasce dall'utilizzo - durante la seconda guerra mondiale - delle Orcadi come base della Marina Britannica. Infatti la posizione delle Orcadi, esattamente a Nord della Gran Bretagna, era considerata la più sicura per lasciare ancorate le navi da guerra - sufficientemente lontana dalle forze Tedesche e da lì capace di intervenire sia sul fronte Atlantico che sui Balcani a seconda delle esigenze. Ma non solo questo. Le isole dell'arcipelago delle Orcadi formano una ambia baia naturale - la Scapa Flow - protetta per buona parte del suo perimetro.
Per essere sicuri che nessun sommergibile Tedesco riuscisse ad entrare nella Scapa Flow per affondare qualche nave Britannica, già durante la prima guerra mondiale tutte le aperture della baia sono state chiuse con rottami o andando ad affondare delle navi a fine carriera. Tutte le aperture meno una - superpresidiata - che risultava quindi essere l'unica via di accesso per qualsiasi mezzo marino o sottomarino. Ma le cose non sono andate come previsto. Un sottomarino Tedesco - abilmente comandato da un tenente che approfittò di una alta marea eccezionale e di una piccola falla nelle protezioni - riuscì a penetrare nella Scapa Flow e ad affondare la nave da guerra Royal Oak e gli 800 uomini che erano a bordo.
Si prese quindi la decisione di rafforzare queste barriere depositando decine di migliaia di enormi blocchi di cemento - simili a quelli che si usano per i moli frangiflutti dei porti. Questo progetto prese il nome di Barriere Churchill e fu realizzato grazie alla mano d'opera dei prigionieri di guerra catturati in Africa Settentrionale. Tra questi molti erano Italiani e vennero assegnati al campo #60, il P.O.W. (prigionieri di guerra) di Lamb Holm.
La presenza degli Italiani nel campo di lavoro si fece presto sentire; iniziarono ad abbellire il Campo 60 con sentieri, fiori e - grazie alla presenza di un improvvisato artista (Domenico Chiocchetti) - eressero anche una statua dedicata a San Giorgio. Furono anche ideati mezzi di "svago": un teatro, una banda musicale ed una tavola da biliardo.
I prigionieri chiesero (ed a fine 1943 ottenero) il permesso di poter costruire una cappella. I responsabili del campo misero a disposizione del Padre Gioachino Giabozzi due piccoli hangar metallici e consentirono l'uso di un po' di cemento (ce ne era talmente tanto per i blocchi della barriera...) e di tutto il materiale di scarto che riuscivano a recuperare (filo di ferro, principalmente). Il legno fu recuperato da una nave naufragata, tutto il resto fu acquistato direttamente dagli Italiani grazie ad autofinanziamento.
Grazie alle abilità artistiche di Domenico Chiocchetti, alla determinazione del gruppo ed alla necessità di trovare un qualche svago, dalle foto che qui riporto potete vedere direttamente con i vostri occhi l'incredibile risultato. Fu così inaugurata la chiesetta di Lambholm, da tutti conosciuta come la Cappella Italiana.
Quando nel 1945 la guerra finì ed i prigioneri lasciarono le Orcadi per essere rimpatriati, Chiocchetti decise di rimanere ancora per qualche mese per completare tutti i lavori. Alla fine tornò anche lui in Italia - ma solo dopo che i proprietari dell'isola gli promisero che si sarebbero amorevolmente presi cura della Cappella.
Così avvenne; gli Orcadiani si innamorarono subito di questa piccola gemma e - visto che era stata costruita con materiali di scarto - pensarono subito a come restaurarla per poterla conservare nel tempo. Complice una trasmissione della BBC che aveva raccontato la storia della Cappella, nel 1960 Domenico Chiocchetti fu invitato sulle Orcadi per un periodo di tre settimane durante le quali restaurò completamente la sua opera. Il ritorno sull'isola venne reso ancora più commovente dalla messa celebrata a fine lavori ed dal gemellaggio tra le Orcadi e la città natale di Chiocchetti, Moena. Queste sono state le parole di Chiocchetti:
Cari Orcadiani,
la mia opera nella cappella è finita.
In queste tre settimane ho fatto del mio meglio per ridare alla chiesetta la freschezza che aveva 15 anni fa.
La Cappella è vostra, a voi amarla e conservarla.
Io porto con me in Italia il ricordo della vostra gentilezza e della vostra squisita ospitalità.
Me ne ricorderò sempre ed i miei figli impareranno da me ad amarvi.
...
Domenico Chiocchetti
Chiocchetti tornò sulle Orcadi anche nel 1964, questa volta accompagnato da sua moglie. Nel 1992, a cinquanta anni esatti dal loro trasferimento nel campo 60, otto ex prigionieri di guerra sono tornati sulle Orcadi. Tra loro purtroppo non c'era Chiocchetti perché troppo debole; morirà nella sua abitazione di Moena il 7 Maggio 1999 all'età di 89 anni. Un mese dopo, il 9 Giugno 1999 - presente la famiglia Chiocchetti al completo - nella Cappella Italiana di Lambholm verrà celebrata una Messa da Requiem in suo ricordo.
L'energia che ha dato vita a questa meraviglia - che solo parzialmente potete percepire dalle mie parole - è invece ancora presente con tutta la sua intensità iniziale quando si visita di persona la Cappella. Come questo sia possibile non è semplice da spiegare, ma questo incredibilmente conferisce ulteriore magia a questo luogo.
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