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L'isola di Lewis sta monopolizzando i nostri racconti della gita Slow Food. Approfittiamo della visita al South Lochs per parlare dei Croft Scozzesi.
In questi terreni le coltivazioni dovevano essere protette dal vento, per cui venivano fatte crescere in veri e propri canali scavati nel terreno. Ancora oggi (a distanza di oltre un secolo) queste tracce sono ben evidenti sui pendii delle colline. I pascoli invece non erano mai vicini al mare (dove si trovavano i villaggi) ma nell'entroterra. Ogni croft aveva diritto ad un appezzamento, che poteva trovarsi anche ad alcuni km di distanza, e le bestie venivano lì accompagnate in primavera-estate dalle ragazze - mentre i ragazzi si occupavano di mansioni più impegnative come la pesca in mare aperto.
Come abbiamo detto, i terreni erano di proprietà dei Lord dell'isola che incassavano l'affitto dai crofter sotto forma di parte del raccolto. All'inizio del 18° secolo, i proprietari terrieri hanno realizzato che un uso più intensivo della terra avrebbero potuto portare guadagni più importanti. Da queste considerazioni hanno avuto origine le Highland Clearances, praticamente uno sfratto forzato, una emigrazione forzata dei crofter verso i terreni più poveri o verso i nuovi mondi (Americhe ed Australia) per lasciare libere le terre. Sarà solo del 1886 la prima legge che riconoscerà i primi rudimentali diritti ai crofter, che a causa degli sfratti del 18° e del 19° hanno visto sequestrate le loro proprietà e il loro bestiame, praticamente il lavoro di una vita.
Simbolo di questo destino è il villaggio di Calbost, sul mare, oggetto di una testimonianza molto particolare. Un abitante di questo villaggio, Angus MacLeod, ha documentato la vita di questo piccolo borgo durante tutta la sua lunga esistenza. Nato nel 1916, quando Calbost era una comunità molto attiva con circa 200 abitanti, Angus è morto nel 2002 quando a Calbost era rimasto un solo abitante. Durante questi 70-80 anni ha documentato - con manoscritti, ritagli di giornale e fotografie - il lento spegnersi di questa comunità.
Ed offre servizi come un museo, un piccolo bar, un ostello, ma soprattutto un indispensabile negozio. Tutti questi servizi sono il minimo indispensabile per dare un futuro alla comunità e sono possibili grazie all'apporto di volontari locali. Il Ravenspoint è solo uno dei punti del più ampio progetto che è nella testa dei responsabili. Si spera in futuro di poter acquistare parte dei terreni, che sono ancora di proprietà di una famiglia Inglese che non ha alcun interesse ad investire localmente, per ridare slancio al turismo ed all'economia.
Le idee non mancano, il problema sono ovviamente le risorse. Ma loro hanno la capacità di fare tutto questo con piccoli passi. L'obiettivo del 2010 è la costruzione di un nuovo portico d'ingresso per il Ravenspoint, per il 2011 si spera di allargare la tea-room con la costruzione di una nuova ala dell'edificio. Oggi la popolazione di Calbost è risalita a 7 abitanti (+600% !!!!), la tendenza è stata finalmente invertita, per cui non possiamo far altro che augurare in bocca al lupo!
La parola Laphroaig è ripetuta in questo sito per alcune centinaia di volte.
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WhiskyClub ItaliaScritto da Claudio Riva il 18/10/2014Leggi tutto... |